Leggere lo Spoiler che segue prima di continuare.
Il racconto che segue potrebbe non essere adatto a tutti per via dei contenuti dove sarà presente Violenza, temi come omicidio et similia.
Pertanto, qualora tu sia un lettore particolarmente impressionabile, ti sconsiglio di continuare la lettura qui.
Ciò che segue è un'opera di fantasia, ambientato in una città fittizia nel mondo reale per come lo conosciamo.
Ogni riferimento a fatti, cose, persone o avvenimenti realmente esistiti/esistenti è puramente casuale.
Capitolo 1: Braccato.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Non c'era una mosca che volasse per la casa, un silenzio paragonabile a quello dei cimiteri.
Tapparelle abbassate, luci spente, il buio a far da padrone.
E nel buio, il respiro irregolare di Edward.
Sempre più forte, il suono di quell'ansimare sempre più accentuato.
L'ansia, la paura, che crescevano ad ogni boccata.
Un suono elettronico, simile a quello della radio quando manca il segnale.
Una voce decisa, per certi versi minacciosa, ruppe definitivamente il silenzio e fece balzare il cuore in gola a Edward.
<<Edward Morris, sappiamo che sei dentro. La casa è circondata e sotto tiro. Esci fuori con le mani bene in vista, non un passo falso. Sei accusato dell'omicidio del Ministro Brian Fergus, del crimine noto come "Strage di Ellan Park" e di numerosi altri reati.>>
Edward gattonò verso la cucina, col ronzio del motore del frigorifero che si mescolava al suo ansimare e spariva poi nel buio .
Con le mani protese in avanti cercava i cassetti del mobile accanto il lavello, che in quell'oscurità sembravano lontani svariati metri.
Sentì finalmente le mani toccare il freddo legno, e poi il pomello di finta ceramica, quando la voce all'esterno tuonò nuovamente.
<<Edward Morris, ripeto, sappiamo che sei dentro. Non hai vie di fuga. Esci di tua volontà o saremo costretti ad entrare con la forza. Finestre, porta principale, il retro. Tutto sotto tiro, non hai vie di fuga.>>
Edward aprì il primo cassetto.
Il sudore cominciava ad inumidirgli i capelli, a tenerglieli incollati alla fronte
Esplorò con le mani quel cassetto, che in quel momento quasi gli sembrava quello di un'altra casa.
Toccò qualcosa di morbido, asciutto e a tratti ruvido.
Chiuse il cassetto delle tovaglie imprecando, prese poi dalla tasca il telefono.
Premette il pulsante di sblocco, illuminando con lo schermo del cellulare ciò che aveva davanti a lui.
Con rapidità posò in tasca il telefono, aprì poi il secondo cassetto.
Penne, nastro adesivo, qualche piccola matassa di cavi elettrici, e numerosi utensili tipici di chi in casa faceva tutto da sè.
Edward prese a manciate ciò che c'era nel cassetto, come se fosse tutto uguale.
Gettò tutto a terra, poi tornò a esplorare con le mani nel cassetto, che gli parve dieci volte più grande del solito.
Le mani spinsero qualche vite, qualche bullone.
Poi si fermarono.
La mano destra trovò ciò che Edward cercava.
Tirò fuori dal cassetto quel freddo pezzo di metallo, si sedette con la schiena appoggiata al frigorifero.
Appoggiò il dito al grilletto, che opponeva forza alla leggerissima spinta.
Era carica.
Il respiro affannato ora si alternava ai singhiozzi per sopprimere l'impulso di vomitare,
Edward si sforzò di fare un profondo respiro.
Ancora una volta, quella voce tornò a rompere il silenzio.
<<Edward Morris, hai soltato un minuto per uscire di tua spontanea volontà, o saremo costretti ad entrare e arrestarti con la forza. In tal caso, ripeto che la casa è sotto tiro. Non un passo falso.>>
Un lamento, interrotto saltuariamente dai singhiozzi, mentre la canna della pistola impattava contro i denti tremanti.
Lo sguardo dell'uomo si perdeva nel buio.
<<Un criminale, ecco cosa sono...vero?>> Pensò Edward, mentre cercava di deglutire.
Ancora il rumore elettronico.
<<Edward Morris, hai trenta secondi per uscire di tua spontanea volontà. Mani bene in vista, esci lentamente. Sei sotto tiro.>>
Edward afferrò la pistola con entrambe le mani.
<<No...No! Se fossi un criminale uscirei là fuori implorando. No. Non sentiranno mai la mia voce chiedere il perdono. Al diavolo se pensano che uscirò da qui per entrare nelle loro auto.>>
Passò l'ultima manciata di secondi.
Il suono pesante dei passi vicino la porta.
<<Giustizia...Ma che ne sanno loro.>>
Edward chiuse gli occhi.
Uno sparo.
Poi un altro, ed un altro ancora.
Poi divenne troppo complicato contarli.
Per la casa, per le strade.
Solo silenzio.